È veloce, accurata, evita l’utilizzo delle mani e la risposta può essere letta direttamente dal dispositivo. Sono questi i motivi principali che spingono gli utenti mobile ad utilizzare in modo massivo la ricerca vocale, grazie a Siri di Apple, Google Now (con il suo noto assistente OK Google), Alexa di Amazon e Cortona di Windows.

Oggi quasi il 60% delle ricerche sono effettuate su un dispositivo mobile, smartphone o tablet. L’utilizzo del dispositivo in condizioni non sempre ideali (mentre si è in coda al supermercato, alla guida, quando si hanno le mani occupate) è un incentivo alla ricerca vocale, che infatti oggi è utilizzata – secondo gli ultimi dati di Search Engine Watch – dal 55% dei teenagers e dal 41% degli adulti almeno una volta al giorno.

In che modo viene utilizzata la vocal search? Secondo i dati raccolti da Stone Temple, per vari motivi. Soprattutto per fare una chiamata, per ricerche on line, per scrivere, per la navigazione su mappe ma anche per scrivere note, accedere e gestire le app di musica ed, infine, per postare sui social media.

Google Voice Search, cosa cambia dal punto di vista SEO?

Soffermiamoci però sulla Google Voice Search, o ricerca vocale Google, gestita dai dispositivi Android e particolarmente importante per la SEO. Infatti, se il modo di interfacciarsi con il dispositivo e con il motore di ricerca cambia, ciò influirà necessariamente sul lavoro di ottimizzazione SEO.

In altri termini, nella ricerca vocale anziché far uso di parole chiave e keyword molto brevi si preferisce usare un tono conversazionale e naturale, arricchito da più parole (incluse le stop word). Parlare richiede meno tempo rispetto allo scrivere e, dunque, l’utente – per ottenere risultati il più possibile accurati e in tempi brevi – preferisce arricchire la query di ricerca.

Anche perché, com’è noto da Hummingbird in poi, Google è sempre più in grado di interpretare le query di ricerca dell’utente non più sulla base della singola parola ma tenendo presente il contesto.

Ricerche vocali: mobile e local la fanno da padrone

Le ricerche vocali, inoltre, avvengono per lo più su mobile e coinvolgono ricerche di tipo local.
Sebbene la vocal search non sia il primo metodo utilizzato, oggi, per ricercare qualcosa all’interno del motore di ricerca, la sua importanza sta via via aumentando e, così com’è avvenuto con la rivoluzione mobile, dovremo prepararci al Voice-First.

Ci si potrebbe chiedere, quindi, come occorre impostare un’attività SEO finalizzata al posizionamento di un sito tenendo presente il modo ‘nuovo’ di formulare query di ricerca con la ricerca vocale.

Innanzitutto il sito dovrà essere mobile-friendly così da evitare penalizzazioni durante le ricerche mobile degli utenti. È opportuno, poi, che il sito faccia uso di AMP – se non per tutte le pagine, quantomeno per quanto riguarda gli articoli – in grado di velocizzare ulteriormente il caricamento delle pagine attraverso dispositivo mobile.

Per facilitare l’interpretazione dei dati e dei contenuti presenti nel sito da parte di Google è il caso di utilizzare Schema.org o un altro linguaggio di markup dei dati.

Inoltre, bisognerà smettere di pensare a query composte rigidamente da keywords, bensì a domande più articolate che gli utenti sempre più spesso formulano al proprio dispositivo.

Un ottimo approccio da questo punto di vista è identificare le domande più comuni a partire dalle 5 W (Chi, cosa, dove, quando e perché), eventualmente prendendo spunto dalle domande che gli utenti stessi pongono al servizio clienti, per e-mail o per telefono.

La pagina delle FAQ dunque assume un’importanza strategica: sarà possibile pensarla come una serie di domande e risposte, scritte in modo semplice ma accurato, con l’obiettivo di posizionarsi sul motore di ricerca e riuscire a fornire la risposta che cerca l’utente in quel preciso momento. Un’ottima opportunità per chi saprà sfruttarla.